«Questa città muore di rabbia. Non posso fare meglio asciugargli la bava che cola dalle labbra?»
Anonimo... Cioè non mi ricordo chi l'ha scritto e non appuntai nel mentre il nome dell'autore. Tuttavia sottolineai la desinenza-particella pronominale posta dietro il verbo asciugare che indica la “città” come un maschile. Mi ricordo che il passo doveva essere una traduzione dall'inglese, e mi domando ora - come allora - perché il traduttore non ha tradotto con «asciugarle»? Perché non ha usato locuzioni perifrastiche tipo: «asciugare la bava che le cosa dalle labbra» oppure «che gli cola»? Specie l'ultima scelta sarebbe stata ancora più corretta se si voleva mantenere la declinazione del verbo al maschile.
Leggevo il libriccino di un tedesco che scriveva di Pirandello circa un secolo fa, lo stavo leggendo in una bella traduzione italiana allorché incontrai questo raddoppio di «v» con cambio di desinenza
e come Éttòre Ditesti mi son chiesto per qual ragione venne usata quest'ortografia arcaica. Fu solo rispetto per la forma storica del testo, oppure effettivamente c'è una divergenza necessaria, come tra la coniugazione al futuro dell'indicativo che, quando si proietta al futuro ipotetico si sostituisce con il condizionale presente? Per esempio c'è «saremo» e «saremmo». «Intravede» e «intravveda» come si pongono?
Eran le cinque in punto della sera. Un bambino portò il lenzuolo bianco. Una sporta di calce già pronta. Il resto era morte e solo morte. Il vento portò via i cotoni. E l'ossido seminò cristallo e nichel.
Cominciarono i suoni di bordone alle cinque della sera. Le campane d'arsenico e il fumo. Negli angoli gruppi di silenzi. Quando venne il sudore di neve, la morte pose le uova nella ferita alle cinque della sera.
Una bara con ruote è il letto. Ossa e flauti suonano nelle sue orecchie. La stanza s'iridava d'agonia.
[Da una poesia di Federico Garcia Lorca per la morte di un suo amico torero]
Ecco come si costruisce un testo eccellente, ovviamente partendo da ciò che un Grande della poesia ci ha lasciato. E ci lascia ancora impressioni forti di colori (il bianco) e di suoni che si fan sentire anche nei «gruppi di silenzio» o in quello funebre e dolce al tempo stesso del flauto, che potrebbe pure essere ricavato dall'osso di un femore!
Un po' di rimaneggiamento, una scelta grafica e una di posizione, et voilà!
L'Arte della Citazione: isolare la frase nella sua essenza, ma specialmente inserirla nel modo giusto, con il suo perfetto formato.
L'arte della citazione non deve nascondere la sua natura: è sempre stata l'orto prediletto del Capitan Ovvio degli ultimi tempi - è scontata per forza, inutilmente sempre valida (perché ciò che non può essere contraddetto è perfettamente inutile), quindi vera o falsa non ha importanza, funziona per blandizie ed è scaturigine d'interesse nonché comodo appoggio mentale durante la lettura che spesso aiuta a barcamenarsi tra testi difficili meglio della metafora.
Le citazioni Ditesti hanno tutte queste e altre funzioni, e lavorano bene perché conosciamo il segreto ultimo della citazione: non dev'essere mai cercata quella che dice cose sconosciute, deve dire parole nuove con vestiti vecchi o concetti arcaici con drappi avveniristici.
Per far così serve competenza particolare
[Enzo Iannacci]
Un caso d'attenzione
Èttore Ditesti stava lavorando a scrivere per fatti suoi, per un libro suo, quand'ecco che incappò in una bella svista del buon Stefano Negrini che anni e anni fa traducendo le celebri Cronache di Drangonlance...
«"Retark's a Solace Seeker Guard. They're always nervous. [...]»
«Come tutte le guardie dei Cercatori di Sollievo, Retark è sempre nervoso»
...confuse il nome proprio di un paesino chiamato Solace (che non ha mai tradotto) con l'attributo di un complemento di specificazione.
Che poteva fare Ditesti se non segnalare in nota questo piccolo refuso?
Ditesti lavora sui «Testimoni originali» ogni volta che può, attuando un confronto sistematico.
Sei arrivato qui cadendo dentro un trabocchetto, subendo un trucco, l'inganno effetto di una magia. Ma questo già lo sai, lo avvertivi. Ora neanche mi ricordo quale termine si adatta per designare la figura retorica per la quale delle parole si nascondono dietro altre parole vagamente somiglianti per ammiccare dalle maschere di questi loro travestimenti. Éttòre Ditesti non è il nome di una persona, ma l'indicazione che qui si scrivono D(e)itesti. È un atelier: note interessanti e pezzi d'occasione alcuni a prezzi d'occasione. Quantunque null'altro se non la vetrina di un tizio che scrive per professione, sembra proprio che la magia funzioni, allorché mi pare che tu abbia l'intenzione di continuare a leggere sino al termine dell'ultima lettera prima del punto che sigla il finale.
Grazie e torna presto e spesso.
Ditesti.
Éttòre Ditesti
- Cerca di ricordare che Bene e Male non lo sono sempre.
- Non sono sempre cosa?
- Bene e Male.
Rubata!
Rubatissima! Così tanto che mi vergogno a citare la fonte.
Third Time Pay For All
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La terza è la volta buona
Qui tutto è gioco. Credo di aver fabbricato il privilegio illuminato di vivere giocando continuamente. Il gioco è capace di rendere più liberi della lotta e del lavoro perché è figlio di questi due.
DiteServizi: Ditesti Servizi. Dietro questo link c'è tutto quello che so fare e che posso dare. Se credete che il mio gioco di lotta e lavoro possa essere utile alla vostra attività, professione, passione o curiosità, visitate la pagina qui dietro se si cercano servizi professionali di scrittura, d'arte, d'editoria e pubblicazione
Tra halfling ladruncoli
«Un'arma persa è come un pasto saltato...
Lo rimpiazzi! Ma solo se sai dove cercare»
Un uomo deve'essere giudicato principalmente per le sue depravazioni. Le virtù possono essere finte, le depravazioni sono la realtà.
K.K.